lunedì 20 novembre 2017

Non pensate all'elefante. (Anche perché l'elefante non c'è)

In questi giorni sui media vi è una confusa discussione sul che fare (a sinistra) per le prossime elezioni.
Si parla di elezioni, quindi le questioni "tecniche" pur non essendo le uniche rilevanti, sono comunque rilevanti.
Intanto è importante rilevare che una lista che si presenti da sola ha bisogno del 3% dei voti per conquistare seggi nella quota proporzionale (che rappresenta circa i 3/5 del totale dei seggi).
Nella restante quota, quella maggioritaria, in ognuno dei collegi uninominali vince la lista o la coalizione che prende anche solo un voto di più delle altre: in una corsa a tre, con qualche "incomodo", questo può volere dire che in una circoscrizione si passa anche con il 30% dei voti o poco più.
Le altre tecnicalità (ritagliate sulle convenienze di entrambe le due coalizioni possibili in modo persino più astuto e prevaricante della legge elettorale vigente, il che fa sì che l'attuale legge si possa ribattezzare Porcellum Plus) le trovate qui.

Secondo ogni ragionevole previsione le due coalizioni e una lista dovrebbero prendere circa il 90% dei voti totali, più o meno ciascuna con una percentuale di voto analoga.
Questi due fatti fanno sì che eventuali vantaggi di qualche punto percentuale dell'uno sugli altri si traducano in spostamenti modesti, anche se non indifferenti, di seggi (diciamo un ventina al massimo).
Quindi i tre contendenti avranno alla Camera circa 200 seggi a testa, una trentina circa potendo andare ad altre liste.
Con questa legge il Senato avrà una composizione analoga.
Se ne deduce che nessuno dei tre contendenti avrà la possibilità - neppure remotissima - di ottenere una maggioranza e che ci sarà una forte instabilità, la cui unica possibile risoluzione sarà che una coalizione riesca ad allearsi con un pezzo dell'altra coalizione (ipotesi numericamente improbabile, ma non impossibile con un'opportuna campagna acquisti).
Poiché una coalizione (diciamo la A) avrà la gran parte dei seggi attribuiti a un unico partito, mentre l'altra (la B) li spartirà tra più di due (diciamo in proporzioni 4, 4, 2) diciamo che questa eventualità che partirebbe da una base minima di più di 250 seggi, dovrebbe essere "dominata" dalla coalizione A, che seppure non esprimesse il Presidente del Consiglio, sicuramente potrebbe "indicarlo".

Del resto l'instabilità può essere ritardata o attenuata da sistemi elettorali e meccanismi istituzionali, ma non può essere rimossa quando corrisponde a una vera instabilità nell'espressione della volontà popolare, come dimostra la difficoltà di questi giorni della Germania, che pure ha un sistema elettorale molto efficiente e che ha funzionato per decenni.

Ciò premesso, di cosa dobbiamo preoccuparci? O meglio di cosa mi preoccupo io?
Io mi preoccupo dell'astensionismo. Alle precedenti politiche ha votato il 75% degli italiani. Scendere sotto il 70%, come potrebbe succedere, sarebbe un dato molto negativo.
Un'eventuale forza politica del cambiamento dovrebbe occuparsi in primo luogo di questo.
Non è un compito impossibile.

Io mi preoccupo che in Parlamento possa essere assente una forza politica del cambiamento; tuttavia questa sciagurata legge elettorale rende relativamente semplice che una simile rappresentanza ci sia (basta una lista che prenda il 3%).
Ho usato l'espressione "forza politica del cambiamento" perché pur riconoscendomi nella storia e nei valori della sinistra, non mi pare rilevante usare, qui ed ora, questa etichetta.
Mentre sì: diritti del lavoro, diritti civili, politiche pubbliche contro la povertà, investimenti in scuola, università e ricerca, mi paiono tutti punti di una politica del cambiamento che è spesso agli antipodi delle politiche delle due coalizioni e che non è coerentemente espressa dall'altra lista.
Mi piacerebbe che ci fosse una forza politica innovativa, radicale, democratica e senza il fardello di un recente passato spesso inaccettabile (per capirci con dirigenti responsabili di aver portato l'Italia in guerra e sostenuto il voto - unanime - sulla Riforma della Costituzione sul pareggio di bilancio)? Sì. Mi piacerebbe.
Ma mi accontento di quel che c'è.
Se una lista del cambiamento (anche un cambiamento parziale) avesse il tra il 5 e il 10% dei voti non sarebbe tutto, ma sarebbe un po'.

Come sono messe le forze politiche del cambiamento (diciamo le "sinistre" lato sensu) in Europa e nel mondo?
Diciamo così così.
Ma in generale ci sono in molte parti semi di un cambiamento possibile.
I vecchi sistemi bipolari si disgregano e questo è un bene.
Forze di cambiamento, seppur eterogenee, crescono o mantengono le  posizioni. Tutto sommato la destra estrema può essere contenuta (un caso a parte sono i paesi dell'Est Europa) se e quando si fa barriera (anche culturale) contro di essa.

Una cinquantina di parlamentari in Italia, specie se appaiono ragionevolmente radicali e se non sono puro ceto politico, possono essere utili. Anche per scompaginare i giochi.
Poi vedremo cosa fare davvero.
Per ora mi accontenterei.

Come vedete: l'elefante non c'è.