lunedì 10 ottobre 2016

Non mi iscrivo alla guerra di religione; ma spiego perché voto NO // Parte uno di tre

Chi mi conosce sa che ci sono molte ragioni per cui non apprezzo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi né approvo la sua politica; tuttavia non si può negargli di essere abile e di sapere frequentemente raggiungere risultati; a volte questi risultati sono buoni risultati, come ad esempio è stato nel caso della legge sulle unioni civili che, pur con qualche compromesso anche sgradevole, ha dopo decenni raggiunto infine una soluzione accettabile che ha fatto fare un grande passo in avanti al nostro Paese dal punto di vista dei diritti civili.
Gran parte dei “risultati” del governo Renzi mi vedono contrario, ma non per questo mi sento di non considerare positivamente la sua battaglia contro l’austerità in Europa.
Insomma è un governo che porta avanti una politica che combatto, ma non si può negare che a volte lo faccia con abilità.
Non è quindi per pregiudiziale ostilità verso il Presidente Renzi e la sua ministra Boschi che voterò un NO convinto al referendum del 4 Dicembre e che cercherò di convincere quante più persone posso a votare NO.

Comincio da un argomento che non c’entra, ma che è bene affrontare: se mi chiedete se mi fa piacere condividere la mia posizione con Gasparri o Salvini, vi posso rispondere tranquillamente che no, non mi fa piacere, anzi un poco mi imbarazza; e non mi è di conforto pensare che Alfano o Verdini non sono molto meglio (Giovanardi non so cosa voti).
Tuttavia anche Berlinguer votava no alla fiducia ai governi di centro e di centrosinistra così come votava no Almirante: è naturale che le “estreme”, come una volta si diceva, si oppongano, quasi sempre per ragioni diverse, al governo in carica, quasi sempre comunque con l’obiettivo di farlo cadere.
Penso che Berlinguer si sentisse più vicino a Tina Anselmi che a Romualdi, ma mentre l’Anselmi votava sì alla fiducia, Berlinguer e Romualdi votavano no.
Anche per me è così, mi sento più vicino ad alcuni sostenitori del sì che a molti sostenitori del no, ma voto NO.

Non sono un esperto di ordinamento costituzionale anche se ho una mia passioncella per la scienza politica (per esempio a me democrazia e oligarchia mi paiono antitetiche, ma ci tornerò): vedo molti costituzionalisti schierati per il sì e molti (più molti?) per il no e seguo con attenzione i loro argomenti.
Mi sono fatto l’opinione che, somma e sottrai, i cambiamenti votati non migliorino la situazione esistente (in qualcosa sì, come l’abolizione del CNEL, ma in poco altro) e che sostanzialmente in diversi punti la peggiorino; non so se questo mi attirerà gli anatemi di alcuni sostenitori  del no, ma mi pare che questo bilancio negativo non sia tecnicamente poi così pesante, il che paradossalmente è un’ottima ragione per votare no, come dirò.

Ma l’argomentazione principale che mi sento di muovere a sostegno del no, si rifà alla mia recente “fissa” sull’antifragilità.
Sistemi  antifragili (anche la Costituzione è per molti aspetti un sistema) sono destinati a durare, non vengono troppo indeboliti dalle contingenze, a volte sono capaci di guadagnare dal cambiamento.
Per questo le Costituzioni ben fatte sopravvivono per secoli, contengono abbastanza rigore per disegnare il quadro dei rapporti sociali ed istituzionali e abbastanza flessibilità per accogliere il cambiamento e dargli sostanza e legittimità; esiste insomma una Costituzione materiale che evolve e che una buona Costituzione formale è in grado di assecondare e fortificare.
Un buon indicatore di una buona Costituzione è che sia ben scritta e di facile comprensione.
Un elemento di fragilità è quanto una Costituzione sia sensibile al variare delle leggi elettorali: se una cattiva legge elettorale stravolge il sistema dei poteri previsto dalla Costituzione, questo è un segno del fatto che quella Costituzione è fragile e sbagliata.
Dire la nuova Costituzione potrebbe andare bene se non fosse accompagnata da una legge elettorale sciagurata come l’Italicum, significa dire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato in quella nuova Costituzione: è troppo sensibile a cambiamenti di regole istituzionali e questo è pericoloso (le leggi elettorali si votano a maggioranza, come è noto).
Bene o male l’attuale Costituzione ha assorbito diverse leggi elettorali (tutte pessime a mio avviso) senza determinare eccessivi effetti negativi.

Questa è la principale ragione del mio NO.

In un prossimo post vorrei parlare di questioni di opportunità politica (ad esempio argomentando sul perché il fatto che le singole modifiche siano negative, ma non troppo, è un argomento forte a favore del no) e in un altro di democrazia e oligarchia. Alla fine proporrò anche alcuni riferimenti. Per ora basta così.