domenica 7 febbraio 2016

Cosa è (stata) Architettura ad Alghero. Open for ...

Parlerò di un evento, importante; trovate qua le informazioni e gli aggiornamenti.
O meglio parlerò del piccolo miracolo che porta ad Alghero una delle poche decine di incontri (28 complessivamente) che in tutto il mondo (nel 2016 sono 10) preparano la conferenza delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani (Unhabitat) che si tiene ogni 20 anni: la prima si è tenuta a Vancouver nel 1976, la seconda a Istanbul nel 1996, la prossima sarà a Quito dal 17 al 20 Ottobre.
Si tratta dei cosiddetti Urban Thinker Campus che rispondono su temi diversi alla questione: The city we need (qual'è la città di cui abbiamo bisogno); il tema di Alghero è Open for art.

Open nel significato di aperta in molti sensi, come ad esempio sono aperti i negozi di barbiere o le biblioteche nelle ore di attività; una città è aperta per l’arte, perché l’arte è un grande strumento di riqualificazione e rigenerazione urbana, un’opportunità di sviluppo, una condizione necessaria per la bellezza e la qualità della vita della città.
Nel corso dell’evento, di fatto ci saranno  molti eventi e di molti ospiti da tutto il mondo: conferenze, sessioni tematiche, mostre, proiezioni, performance; non farò torto a nessuno citandone qualcuna, guardate il sito.
Come non farò torto a nessuno citando solo alcuni dei partner prestigiosi o solo alcuni dei colleghi che hanno contribuito con le loro risorse.
Ma sì voglio parlarvi di due giovani colleghi e amici: due dottorandi che hanno inventato e gestito l’organizzazione dell’evento.
Qualcuno avrebbe da ridire sul fatto che due persone così siano dottorandi ad Architettura ad Alghero, o meglio ha avuto da ridire, prova provata della validità ineluttabile delle leggi di Cipolla anche in ambito accademico.
Se, come è possibile e persino probabile, il nostro dottorato non ci sarà più, miracoli come questo non saranno possibili. Ma ci tornerò.

Cominciamo da Giovanni Campus, che ha letteralmente creato questa opportunità; Nanni è un filosofo, che nelle evoluzioni delle sue esperienze culturali ha bazzicato molto le arti e ha elaborato delle idee innovative su come si può inverare il diritto alla città; Nanni mi ha letteralmente costretto, quando ero Direttore del Dipartimento, a promuovere questa iniziativa e – senza il becco di in quattrino (c’è ancora qualcuno che crede che AAA ha avuto davvero un finanziamento regionale aggiuntivo? Ma ci tornerò) – abbiamo detto, come ha sempre fatto un grande stratega, on s’engage et puis on voit.
Proseguo con Nađa  Beretic, che ha sostenuto Nanni e ha dato concretezza e operatività alle idee, le ha elaborate e rese fattibili; spesso la sera nel sempre meno affollato ufficio dei dottorandi e assegnisti al Pou Salit c’era lei da sola a lavorare al progetto; Nađa è serba (nel nostro dottorato da vari anni circa il 20 per cento in media dei dottorandi è straniero), è laureata in Scienze forestali e in Urbanistica ed è tra gli animatori di una straordinaria iniziativa culturale nata a Belgrado una decina di anni fa che si chiama Public Art in Public Space.
Nanni e Nađa hanno di fatto gestito e organizzato direttamente questo insieme di eventi (certo molti colleghi li hanno sostenuti, anche mettendo a disposizione i loro fondi, come ho detto), come avviene solo nei luoghi in cui è tradizione che l’unica gerarchia che conta è quella provvisoria e mutevole dell’impegno e della pro-attività.

Dicevo che forse il dottorato non ci sarà più, già quest’anno è stato ridimensionato; certo c’è una crisi economica e finanziaria profonda delle Università in generale e del nostro Ateneo in particolare, ma senza dottorati non c’è una vera Università.
Il nostro dottorato ha sofferto della grave carenza di risorse degli ultimi anni, ma posso dire che – mediamente – i nostri dottorandi (non solo architetti, che come è giusto sono la maggioranza, ma anche urbanisti, ingegneri, filosofi, sociologi, giuristi, ecologi. archeologi, …) sono bravi e – soprattutto – quasi tutti loro si sono molto identificati con la comunità di AAA, persino troppo.

Dicevo che i famosi soldi strappati con le unghie e con i denti dalla mobilitazione che ha visto in prima linea moltissimi nostri studenti (e dottorandi) non sono davvero mai arrivati ad Alghero se non in una percentuale modestissima. Premetto che nessuno più di me sarà contento se davvero (con un colpevole ritardo e senza "risarcimenti") verrà - come si conferma da più parti - inserita tra le sedi decentrate; so di essere inguaribilmente estremista, a me sarebbe piaciuto che ciò avvenisse con una riflessione approfondita sul ruolo e le prospettive delle sedi decentrate e su una valutazione di questa esperienza (tra l'altro questa sembrava essere una condizione necessaria per il Presidente Pigliaru), ma se avverrà andrà bene, avvenga come avvenga.
Quindi va bene se ci sarà un finanziamento stabile. Tuttavia ripeto che i 300 mila dell'anno scorso di fatto non sono arrivati ad AAA se non in minima parte. Mi spiego con un esempio: il nostro Dipartimento ha quattro unità di personale di ruolo in funzioni tecnico-amministrative per ogni tipo di attività: tutte le altre persone assolutamente necessarie in media altre 8 / 9 vengono pagate a parte con contratti di vario tipo: gli altri Dipartimenti hanno una dotazione di personale molto più alta, superiore in media alle 15 unità di ruolo; è evidente che se queste persone necessarie allo svolgimento della didattica e dei servizi debbono essere pagate con i fondi aggiuntivi della RAS, di quei fondi non resta pressoché nulla; se poi si chiede che alcune manutenzioni e alcuni servizi che a tutti gli altri Dipartimenti sono assicurati dall'Ateneo siano pagati dal Dipartimento ecco che di quei soldi non resta davvero nulla.
Non a caso noi avevamo quantificato i costi veri annuali, stanti così le cose, in circa 700 mila euro.
Lo so che non va di moda, ma secondo me i problemi non si risolvono con le buone intenzioni, ma affrontandoli per quel che sono: "i fatti hanno la testa dura", se mi si consente il richiamo a un politico russo del millennio scorso.
Ho detto mille volte e lo ripeto: non c'è futuro per Architettura se non ad Alghero; ma avere una sede decentrata che fa una didattica e produce un'attività culturale di qualità richiede che tutti facciano la loro parte: 
- il Comune: che ci ospita e che - a mio avviso - sta facendo moltissimo, se contiamo in termini monetari il  valore  delle tre sedi, il contributo della comunità algherese è consistente (tra l'altro questo contributo andrebbe detratto dal calcolo del costo di AAA per l'Ateneo, cose che nei conti interni non viene fatto);
 - la Regione: che deve operare per l'equilibrio territoriale e la qualità dell'alta formazione; la Regione ha fatto moltissimo per parecchi anni, molto meno negli ultimi anni, ma - ci dicono - riprenderà a fare (quanto e come lo vedremo, ma sono dettagli molto importanti);
- l'Ateneo: che deve decidere se vuole avere una sede decentrata ad Alghero e difendere un'esperienza di successo; a mio avviso l'Ateneo ha sempre fatto abbastanza poco, ma almeno nel passato ha lasciato che i fondi della Regione arrivassero e ha affiancato AAA nelle sue iniziative spesso con passione; da un po' di tempo si moltiplicano i segnali negativi: non parlo delle parole, che pure contano (del tipo "perché non vi trasferite a Piandanna), parlo di fatti concreti, come ad esempio la messa in carico al Dipartimento dei costi per il personale tecnico-amministrativo non di ruolo che in passato era, per una quota importante, presa in carico dall'Ateneo; ma per venire a un fatto di grande valore simbolico:  qualcuno si è accorto che la Festa delle lauree di luglio non è stata fatta quest'anno per la prima volta da sempre? Ma potrei citare molte altre cose, meno simbolicamente rilevanti, ma non meno importanti (chiedetemelo pure).

Di solito sono contento di avere ragione, ma questa volta spero di sbagliarmi; lo dico però in modo chiaro e contundente: ho ragione di ritenere che ci sia un rischio concreto di una prossima scomparsa di AAA o di un'imminente riduzione consistente della presenza dell'Università di Sassari ad Alghero; non sarebbe male che a questo rischio si pensasse prima che sia troppo tardi, prima che gli "aerei scappino dalla stalla", come si usa dire.
Tra l'altro pensarci sarebbe di interesse della nascente "rete metropolitana" che dovrebbe avere un suo punto di forza e una ragione d'essere nel disegnare un sistema di alta formazione, distribuito nel territorio, che faccia perno su tre poli, ma non solo (ai due poli di Alghero e Sassari si dovrebbe aggiungere un polo a Porto Torres sulle tecnologie delle bonifiche e della green economy).
Se qualcuno volesse se ne potrebbe parlare.

Ma non dimenticate di passare al Santa Chiara (e non solo) dal 18 al 20 Febbraio. Finché c'è vita approfittatene.