domenica 21 febbraio 2016

A Piandanna! A Piandanna!

Viviamo in un momento e in un luogo un po’ particolari.
Mi spiego: pare difficile dire che si è d’accordo con qualcuno o con qualcosa e non passare per uno sfegatato sostenitore o dire che si è in disaccordo con qualcuno o con qualcosa e passare per un detrattore ad oltranza.
O dire che in una situazione vi sono aspetti positivi senza voler dire che tutto va bene o che ci sono aspetti negativi senza voler dire che è tutta una merda.
Inoltre è difficile far credere che si dice quel che si pensa e che si pensa quel che si dice.
Tutto a ciò a volte mi deprime.

Ma veniamo al punto.
L’Assessora Firino, che è una persona che stimo e nella quale ho fiducia, è venuta all'inaugurazione dello straordinario evento Urban Thinker Campus The City we need: Open for Art a portare un saluto non formale e ha confermato in modo pubblico, esplicito, ribadito quel che era già stato anticipato in varie forme sui media.
Ha detto che il riconoscimento di Architettura ad Alghero come sede decentrata è una decisione già presa dalla Giunta e che sarà formalizzata nella prossima finanziaria, ha detto che questa scelta fa riferimento sia al dato geografico sia ai risultati raggiunti.
Esattamente quello che chiedo, chiediamo, da molti anni e per cui mi sono battuto, ci siamo battuti.
Sarebbe ridicolo se non fossi soddisfatto.
Tanto più perché Claudia Firino ha detto che questa decisione è stata anche il frutto di un dibattito serio, pubblico e anche aspro; questa affermazione è importante: sulle scelte che fanno riferimento a problemi veri, la discussione pubblica e il conflitto possono (ho scritto possono) portare a soluzioni migliori, molto migliori, delle operazioni di lobbying o degli scontri tra gruppi di potere.
E anche perché Claudia Firino ha detto che sulla questione delle sedi decentrate si dovrà andare a un confronto ampio per valutarne le prospettive strategiche e dunque il futuro.
Esattamente quel che vado, andiamo, sostenendo da molti anni.
Quindi sono soddisfatto. Anche se non sappiamo ancora quanti fondi saranno assegnati e con che modalità.
Ma il fatto che io sia soddisfatto non risolve i problemi.
Ce ne sono vari che fanno sì che la scelta della Regione, pur molto positiva, sia del tutto insufficiente a garantire un futuro della presenza universitaria ad Alghero.

Provo a spiegarmi.
Ho sempre detto che per assicurare una presenza universitaria di qualità ad Alghero era (è) necessario il contributo di quattro soggetti.
Comincio dai primi tre:

-        Il Comune di Alghero e la comunità algherese. Posso dire che – al di là di occasionali incomprensioni e divergenze – il Comune di Alghero, nelle diverse amministrazioni che si sono succedute, ha fatto la sua parte: tre edifici (e che edifici!) messi a disposizione per altri 15 anni in uso gratuito sono uno sforzo considerevole e un segnale forte e non equivoco. La comunità algherese ha mostrato in più occasioni il suo sostegno, anche se avremmo potuto fare di più e meglio per avere una maggiore e più fattiva collaborazione. Aggiungo dal lato dei “pro” il fatto che sembra si stia per chiudere la vicenda del centro di sostegno alle imprese / coworking / fab lab tra Comune, Università, Agenzia Regionale del lavoro, denominato Oasi  che è stata per moltissimo tempo bloccata da immotivate resistenze “sassaresi”. Dal lato dei “contro” segnalo che non è decollata (anche per una scelta che considero sbagliata di collocazione dell’Archivio storico) la biblioteca congiunta, un progetto ambizioso, ma che non ha avuto gambe (ora c’è una biblioteca da "separati in casa"). So che queste due ultime considerazioni non mi  saranno perdonate, ma mi limito a dire quello che penso, anche nella consapevolezza che governare è difficile e richiede anche fare passi indietro non desiderati: ma un passo indietro non è un passo in avanti.
-        La Regione Sardegna. Non voglio recriminare: credo che vi sia stata in un non recentissimo passato un eccesso di acribia sulla definizione di sede decentrata (forse, ma non lo so, con qualche intento punitivo) e poi c’è stata una lunga inerzia: posso dire, senza essere accusato di faziosità o di populismo che il colore politico della maggioranza non è stato il fattore determinante di questa “disattenzione”? Ora sappiamo che la Regione farà la sua parte: ripeto non so ancora il quanto e il come, ma questa decisione della Giunta è un sostanziale passo in avanti e crea le condizioni per una prospettiva possibile.
-        L’Ateneo di Sassari. Posso dire che non condivido il modo in cui la mia Università si sta comportando con la sede di Alghero? Credo di poterlo fare, anche  perché ho una grande opinione dell’intelligenza e del valore scientifico del Magnifico Rettore e anche perché lungi dall'essergli ostile l’ho votato  e ho sostenuto con impegno la sua candidatura.
Avevo votato e sostenuto anche Attilio Mastino, anche se con lui mi è capitato di avere scontri vivacissimi a volte epici. Credo che sia degno di nota che anche Attilio è uno studioso di grandissimo valore e che il fatto che i nostri Rettori, come non sempre succede, siano anche scienziati e ricercatori di grande qualità: è un buon segno per l’Ateneo.
Con Attilio, dicevo, abbiamo avuto spesso divergenze, soprattutto tattiche, e non ho difficoltà ad ammettere che qualche volta avevo torto io (so che lui non ammetterà mai che qualche volta aveva torto lui), ma abbiamo sempre trovato il tempo per discutere a per confrontarci.
Questo non mi è mai capitato di poter fare con Massimo Carpinelli, neppure quando ricoprivo un ruolo istituzionale,  forse per il mio modo troppo irrituale di porre le questioni.
Fatto sta che non ci siamo capiti.
Io credo che non ci sia futuro possibile per Architettura (e per quello che essa può ancora dare all'Ateneo) se essa non è solidamente basata ad Alghero, lui credo che creda che potremmo stare benissimo a Piandanna.
Io credo che, nel quadro di una strategia condivisa di Ateneo sulle questioni fondamentali, i Dipartimenti debbano avere ampi spazi di iniziativa e sperimentazione,  io credo che sulle grandi questioni (rapporti con l’Ateneo di Cagliari, disegno dell’offerta formativa complessiva, gestione dei problemi finanziari) si debba discutere con tutte le componenti della nostra comunità in modo aperto, ampio e condiviso, io credo che un Ateneo senza dottorato di ricerca sia destinato a un ridimensionamento fatale e che prima di rinunciare dovremmo venderci anche i gioielli di famiglia, e posso continuare.
Ma torno ad Alghero e ad Architettura ad Alghero. Ci sono alcune cose essenziali per poter lavorare in modo normale. La dotazione di personale è la prima. Ho sempre detto che la dotazione minima di AAA non può essere inferiore a quella degli altri Dipartimenti: stiamo parlando di 13 – 15 unità: attualmente solo 4 o 5 di queste unità sono coperte con fondi di Ateneo, le altre le paga AAA (ecco dove sono andati gran parte dei 300 mila, che quindi è come se non ci fossero), oltre allo scandalo di un precariato che per alcuni colleghi supera il decennio. Ho sempre detto che agli studenti di Alghero vanno assicurati gli stessi servizi che a tutti gli altri: alcuni ci sono (biblioteca, segreteria studenti), altri no (in primo luogo quelli informatici). Ho sempre detto che le sedi così come ci sono state consegnate erano incomplete e inefficienti (non ci sono gli oscuramenti, e questo è un grave problema quotidiano, gli arredi bagno non sono completi, il progetto per sistemare la terrazza non è stato avviato, mancano attrezzature indispensabili). Ho sempre detto che è ingiusto che il nostro personale debba viaggiare a sue spese tra Alghero e Sassari e che non ci sia un servizio regolare di posta interna.  E potrei continuare. Mi è capitato di quantificare la somma degli extra-costi cui siamo costretti da queste mancanze: torniamo inesorabilmente ai 650 /700 mila euro che avevamo un tempo.
Ho detto al Magnifico Rettore di allora, Attilio Mastino: scelga l’Ateneo se vuole avere, può permettersi di avere, ha un vantaggio ad avere una sede ad Alghero. Se sì, ne tragga le conseguenze. La stessa domanda ho rivolto al Magnifico Rettore di oggi, Massimo Carpinelli.
Posso dire che ho molti segnali secondo cui in tempi brevi il nostro Dipartimento potrebbe venir accorpato ad un altro e la sede trasferita a Sassari, località Piandanna: sarò lieto di essere smentito, a parole e soprattutto nei fatti.  Per ora mi limito a ricordare che nel luglio del 2015 per la prima volta da sempre non abbiamo fatto la cerimonia delle lauree; per ordine superiore da quel che so: un ordine che andava disubbidito, se c’è stato.

Prima di passare al quarto soggetto, lasciatemi dire che – per il fatto che esiste la cosiddetta “astuzia della storia” (credo) - la confusa vicenda della riforma degli enti locali in Sardegna si è conclusa in un modo potenzialmente fecondo per i nostri territori: avranno il nome di “rete metropolitana” con le prerogative della città metropolitana (almeno auspicabilmente); a parte l’enfasi forse eccessiva, non è una definizione insensata; ma a mio avviso esprime più una potenzialità, un auspicio, un obiettivo che un dato esistente, ma è quel che serve, quello su cui si deve lavorare; e sarebbe un'enorme occasione.
Io penso che dovremmo ragionare su un sistema “metropolitano” dell’alta formazione, aggiungendo ai poli di Alghero e Sassari un polo di Porto Torres (un centro internazionale di ricerca e formazione sulle bonifiche) e prevedendo una rete distribuita su tutto  di accoglienza per attività didattiche e di ricerca temporanee: magari ho torto, ma ci sarà chi ha voglia di parlarne?

Il quarto soggetto è la comunità del DADU. Questa è una nota dolente, la più dolente. Ne parlerò in un prossimo post, l’ultimo che destinerò a queste tematiche (e spiegherò perché mi costringerò, dopo quell'intervento a tacere). Per ora devo dire che anche noi abbiamo fatto e stiamo facendo meno del necessario. Mi limito a segnalare che ci sono numerosi scricchiolii sia nella didattica e nella ricerca,che rischiano di mettere ridimensionare anche in tempi rapidi  i grandi risultati che abbiamo raggiunto. Ne parlerò, ma temo che la consapevolezza non sia molto diffusa.

Come è noto da circa un anno non ho più ruoli di responsabilità in Dipartimento e in Ateneo. La qualità della mia vita è migliorata.
L’unico rovello che ho è quello di una possibile fine ingloriosa, come quella della rana bollita.
Io sono un rospo reattivo, tuttavia.