domenica 31 gennaio 2016

Rituali esoterici

So che il tema di cui parlerò sarà incomprensibile per la maggioranza dei miei 12 lettori.
Mi sforzerò di essere breve e semplificherò.
Un disegno scriteriato ha negli ultimi decenni dato colpi durissimi alla scuola pubblica.
Le Università e quelle del Sud in particolare sono state penalizzate duramente: hanno perso studenti e docenti, ridotto i servizi per il diritto allo studio, ridotto gli stipendi dei docenti, aumentato il precariato
Questo attacco – perseguito da tutti i governi – è stato coperto da un’ideologia vuota e ossessiva, quella che ha portato alcuni a parlare di una presunta “cultura della valutazione”.
L’apparato tecnico messo insieme per giustificare i tagli è poi diventato un “golem”, ha preso vita propria sino al delirio.
È stata fondata un’Agenzia, chiamata ANVUR, che presiede alle scelte politiche e culturali per l’Università del nostro paese, mettendo in essere rituali esoterici: uno di questo che si ripete periodicamente si chiama VQR.

È del tutto evidente che una misurazione dei risultati della ricerca è opportuna, e che – con qualche prudenza – questa misurazione può essere usata per una valutazione della sua qualità.
Come è del tutto evidente – e chi mi conosce sa che l’ho più volte scritto – che ci sono molte responsabilità dei docenti, a partire dai professori ordinari, nelle molte cose che non vanno nelle università.
A mio avviso una misurazione dei risultati della ricerca si può fare in modo relativamente semplice, visto che se si tratta di avere una comparazione e non un valore assoluto, e questa misurazione è utile.
Meno semplice è valutare la qualità, ma anche questo si può provare a fare.
Ma non è sensato utilizzare queste valutazioni (di per sé) per determinare una quota consistente dei finanziamenti che vanno ai diversi Atenei.
Specie in assenza di strategie e obiettivi di sistema, specie se non si tratta di risorse di risorse aggiuntive, ma solo di minori tagli.

La macchina messa in moto per la misurazione / valutazione è farraginosa, per la sua complessità è piena di buchi e di contraddizioni, non è  - come potrebbe - essere fast and frugal e viene usata per scopi diversi da quelli dichiarati, in modo illegittimo.

Alcune migliaia di docenti hanno protestato contro le riduzione dei loro stipendi determinati dal blocco degli scatti di anzianità (una misura che solo per i docenti universitari, in tutta la pubblica amministrazione, avrà effetti per tutta la carriera) che porterà per i più giovani di loro a tagli complessivi per decine di migliaia di euro: hanno detto, abbiamo detto che non avremmo conferito i nostri prodotti scientifici alla valutazione se non si sanava questa grave ferita (i soldi non sono tutto, ma servono a campare; inoltre hanno un grande valore simbolico). La ferita non è stata sanata, anche se pare che, in qualche modo da capire stanti i bilanci delle università, in futuro non verrà estesa ulteriormente.

Con una solerzia a volte gioiosa molti Rettori hanno minacciato i protestatari con l’argomentazione “se non presenti i tuoi prodotti sarà l’Ateneo a pagarne il prezzo” arrivando alla quantificazione (del tutto improbabile ed acrobatica) dell’entità del danno. Alcuni lo hanno fatto con un sorriso e con una pacca sulle spalle. “ti capiamo, hai ragione, ma sai come va il mondo …”, altri con il viso arcigno e un tono ricattatorio.

Avrebbero potuto i Rettori, attraverso la loro Conferenza, mobilitarsi e protestare contro i tagli, tutti i tagli (non inviare letterine, ma mobilitarsi e protestare)?
Avrebbero potuto, ma solo in astratto perché se è passata la legge 240/2010 (la legge Gélmini) è solo merito della Conferenza dei Rettori,  che le ha dato l’appoggio decisivo.
Quindi non l’hanno fatto.
Anche se qualcuno di loro almeno ad alzare la voce e a porre il problema ci prova, come sta facendo l’Ateneo di Cagliari in questi giorni.

Le minacce hanno in sostanza funzionato.
Ma poiché la decisione del conferimento dei prodotti è dei Dipartimenti e degli Atenei, almeno una cosa la possiamo fare: inserire l’elenco delle pubblicazioni nei siti dove siamo tenuti a metterli e che poi peschino di lì quelle che vogliono che siano valutate.

Per cui ho mandato al Direttore del mio Dipartimento questa lettera (che è quella che molte migliaia di docenti presentano in tutta Italia), non so quanti miei colleghi mi seguiranno, ma con uno dei miei filosofi preferiti, ripeto: dixi et salvavi animam meam.

Gentile Direttore,
con la presente ti comunico che non intendo prendere parte attiva alle procedure relative alla VQR 2011-2014. Ritengo infatti che la VQR sia profondamente errata e sostanzialmente dannosa per le distorsioni che sta inducendo nei comportamenti degli studiosi, nell’equilibrio tra attività didattiche e di ricerca, nella distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario. In particolare i risultati della VQR sono anche utilizzati per giustificare la compressione selettiva dell’università pubblica, con ricadute particolarmente drammatiche per gli studenti del Sud dell’Italia e per i precari della ricerca.
Secondo quanto indicato nel bando VQR dell’Anvur del 11 Novembre 2015 (pag. 7), è l’istituzione di appartenenza che seleziona i prodotti in un “insieme suggerito da ciascun addetto”. Visti anche i criteri adottati dal GEV della mia area, non sono in grado di svolgere la scelta con un livello di accuratezza tale da garantire di non danneggiare l’ateneo. Di conseguenza non posso che indicare la mia intera produzione del periodo interessato come insieme dal quale estrarre i prodotti richiesti. Tale lista è già disponibile nel sito CINECA. 
Considero così conclusa la mia attività riguardo alle procedure VQR 2011-2014, ed autorizzo il Dipartimento e l’Ateneo ad accedere ai dati senza alcun mio ulteriore intervento ed operare la scelta.
Ti invito a trasmettere agli organi rappresentativi dell’ateneo questa mia posizione, che condivido con migliaia di colleghi in Italia. E al contempo sottolineo l’opportunità che tu ribadisca agli stessi organi che, data la natura dell’esercizio di valutazione come definita nell’art. 1 del DM 27 giugno 2015 n. 458, i risultati individuali della VQR non dovranno essere utilizzati per qualsiasi procedura che abbia ad oggetto le retribuzioni, la programmazione e le progressioni di carriera, l’assegnazione di fondi di ricerca interni,  la possibilità di accedere a cariche accademiche ed organi quali i consigli di dottorato di ricerca.
Cari saluti.